Il 16 luglio 2014 Massimiliano Allegri diventava l'allenatore della Juventus. Il 16 luglio 2015 inizierà la sua seconda stagione alla guida dei bianconeri. Si presenterà all'inizio dei lavori con la stessa voglia di vincere, ma avrà più, rispetto ad un anno fa, uno scudetto, la decima Coppa Italia della storia del club, una finale di Champions raggiunta, la gratitudine infinita dei tifosi per la cavalcata trionfale e la rinnovata fiducia della società, con cui ha prolungato il suo rapporto fino al 30 giugno 2017.
Un rinnovo meritatissimo, perché i meriti di Allegri nella straordinaria annata vissuta dai bianconeri sono molti ed evidenti: il tecnico ha saputo prendere in mano una squadra già fortissima e renderla ancor più letale e consapevole della propria forza, regalandole anche in Europa quell'autorevolezza che aveva già acquisito in Italia. Ha introdotto la sua visione di calcio poco per volta, adattandola ai suoi giocatori e insegnando loro a cambiare atteggiamento a gara in corso.
Finora ha guidato i bianconeri 57 volte e per 37 è uscito dal campo da vincitore, grazie a 104 gol segnati, contro i soli 40 subiti. Ma «questa squadra può e deve migliorare»: è il suo mantra, ripetuto durante la passata stagione quasi allo sfinimento. E la sua Juve è migliorata. Nella tecnica, tasto su cui Allegri ha sempre battuto. E nella gestione delle partite, affrontate con una nuova maturità, continuando a schiacciare gli avversari, ma sapendo anche come limitarne le ambizioni, con una sicurezza che poche squadre al mondo possono vantare.
Alla base di tutto c'è la professionalità del tecnico e del suo staff, la capacità di infondere ai giocatori nuovi stimoli, la profonda conoscenza del calcio, l'abilità nel gestire il gruppo, la pianificazione del lavoro, la determinazione nel perseguire gli obiettivi.
In una parola, c'è il talento. Quello che Allegri metterà ancora al servizio della Juve, per andare insieme a caccia di nuovi trionfi.