Ecco il testo integrale del saluto della Juventus ad Andrea Pirlo:
"Grazie Maestro. Non può che iniziare con queste due parole il saluto, l'omaggio ad Andrea Pirlo al termine della sua avventura in bianconero. Grazie, per quello che ci ha fatto vedere, vivere, vincere in questi quattro anni. Maestro, perché tra tutti i suoi soprannomi è sempre stato quello che ci è piaciuto di più. I compagni lo chiamano «Professore» e in effetti, per loro, campioni affermati, trovarsi al fianco di Andrea è come seguire una lectio magistralis. Per chi invece professionista non è, conoscere la raffinata semplicità del suo gioco è una rivelazione continua, è come scoprire l'essenza stessa del calcio. Ecco perché per noi «Maestro» è più indicato. E poi è l'appellativo degli artisti, siano essi pittori, registi del cinema, direttori d'orchestra. Pirlo, in campo, è tutto questo. E’ carisma silenzioso, è controllo di palla, è la finta che spiazza uno, due, tre avversari in un colpo. E’ l’apertura improvvisa, il pallonetto che scavalca la difesa. E’ la testa in moto perpetuo, quando il gioco è lontano. Uno sguardo a destra, uno al centro, uno a sinistra, per tenere d'occhio compagni e avversari. Per sapere prima di tutti cosa accadrà: non è preveggenza, non è istinto. E’ pura e semplice intelligenza.
Una dote che, unita a due piedi delicati e precisi, ha plasmato un fuoriclasse inarrivabile. E’ anche grazie a lui se la Juve, oggi, è di nuovo ai vertici del calcio italiano ed europeo: con lui, con il suo arrivo, nell'estate 2011, è partito il nostro esaltante cammino. Con un suo assist per Lichtsteiner, l'11 settembre di quell'anno, è iniziata la dittatura dello Stadium, inaugurato appena tre giorni prima.
Qualche mese dopo segnerà; il suo primo gol in bianconero: è il 18 febbraio 2012, Juve-Catania, calcio di punizione dal limite al 22' del primo tempo. Kosicky rimane fermo, pietrificato, a guardare il pallone infilarsi alla sua sinistra. Nei quattro anni successivi la scena si sarebbe ripetuta altre 14 volte: delle 19 reti segnate con la Juve in 164 presenze , 15 sono arrivate da calcio piazzato, spesso nei minuti finali. Come quella a Genova, il 16 marzo 2014, tassello fondamentale nello scudetto dei record. O quella, quattro giorni dopo, segnata a Firenze, in Europa League. O come il gol nel Derby dello scorso novembre, questo non su punizione, firmato a quattro secondi dal termine.
Con la sua capacità di rimanere freddo e lucido nei momenti più delicati, con la sua imperturbabilità, ci abbiamo anche scherzato, e lui si è prestato volentieri al gioco. La campagna social #PirloIsNotImpressed è subito diventata un tormentone e, lo confessiamo, ci siamo chiesti più volte come avremmo potuto concluderla. Anche questa volta Andrea ha anticipato tutti, decidendo di iniziare una nuova avventura a New York.
Tecnicamente, in questi casi, si parla di «risoluzione consensuale» del contratto. A noi piace più pensare a questo momento come ad una stretta di mano, come ad una pacca sulla spalla tra amici che hanno condiviso esperienze straordinarie. E che serbano, l'uno nei confronti dell'altro, affetto, stima e profonda gratitudine. Per Andrea, giocare e vincere con la Juventus è stata la logica, quasi inevitabile conseguenza di una carriera già costellata di successi, arricchita negli ultimi quattro anni da altrettanti scudetti, una Coppa Italia, due Supercoppe italiane. Per la Juventus e per i suoi tifosi, avere ammirato Andrea, avere condiviso con lui emozioni e vittorie è stato un piacere e un privilegio. E allora grazie Maestro e buona fortuna, ti seguiremo anche da una parte all'altra dell'oceano. Now #WeAreImpressed».