Non si può che essere orgogliosi di questa Juve. Anche se perdere una finale di Champions è sempre un dolore tremendo, questa volta a lenirlo almeno in parte ci sono il coraggio, la grinta, la personalità con cui i bianconeri hanno affrontato il Barcellona dei fenomeni. E c'è la straordianria stagione della squadra di Allegri, andata oltre ogni pronostico. È mancata la ciliegina, ma la torta è stata comunque ricca e talmente dolce, da cancellare anche l'amaro in bocca di questa sera.
All'Olympiastadion la gara si mette subito in salita per i bianconeri , che iniziano pressando altissimo e in un minuto collezionano una conclusione di Tevez e un angolo non sfruttato a dovere. Appena concedono un minimo di campo e di palleggio al Barcellona però, vengono puniti: l'azione si sviluppa sulla sinistra e metro dopo metro i catalani arrivano in area, dove si inserisce perfettamente Iniesta che libera Rakitic solo davanti alla porta. Per il croato, a quel punto, battere Buffon è un gioco da ragazzi.
Sono passati appena quattro minuti ed essere già sotto al primo affondo degli avversari è un colpo durissimo, ma la Juve sa incassare. E prova subito a ribattere, con il contropiede condotto da Morata e concluso da Vidal con un destro alto di poco.
Contro un avversario del genere però non si può commettere il minimo errore, perché il rischio di venire puniti è altissimo. Così quando Tevez e Pogba sbagliano il disimpegno, con due tocchi i bluagrana arrivano al tiro e serve un miracolo di Buffon per evitare che il destro di Dani Alves termini in rete.
Il vantaggio dà al Barca ancor più sicurezza e la precisione della manovra rasenta la perfezione. Quella della Juve è più nervosa ed è più sulla velocità delle ripartenze che si deve puntare. Oppure sul pressing alto, come quando Marchisio recupera palla sulla tre quarti e serve Morata, che si conferma il più attivo dei suoi e dopo uno scambio con Vidal arriva al tiro, mettendo a lato.
La Juve è viva e anche Marchisio arriva alla conclusione, sparando una sventola dal limite sopra la traversa, ma l'azione è viziata da un fallo in attacco di Morata.
Ora i bianconeri tengono palla con più continuità, ma fanno fatica ad arrivare dalle parti di ter Stegen, mentre il Barca quando attacca dà sempre la sensazione di poter far male. Se non sono Messi o Neymar, c'è Suarez, che nel giro di un minuto sfiora il palo e poi impegna Buffon con due tentativi dal limite. Per chiamare il portiere blaugrana all'intervento serve il destro di Marchisio da fuori, potente, ma centrale.
Serve maggiore coraggio nella ripresa, serve una Juve più spavalda, anche a costo di prendersi rischi maggiori. E la squadra di Allegri inizia proprio con questo spirito, concedendo però subito un contropiede a Neymar fermato solo da un altro intervento da campione di Buffon. Ci provano poi anche Suarez e Messi, quest'ultimo dopo un'azione spettacolare, tutta di prima, con i compagni di reparto. Entrambe le conclusioni terminano alte e spaventano i tifosi bianconeri, non la squadra. Che aspetta il momento buono e colpisce, proprio con quel coraggio di cui si diceva: quello che porta Marchisio a lanciare Lichtsteiner in area con un colpo di tacco, lo svizzero a servire Tevez al centro, l'Apache a girarsi e a calciare e Morata, ancora lui, sempre lui, ad avventarsi sulla corta respinta di ter Stegen e a spedire in rete.
Adesso è tutta un'altra partita. Adesso non è solo il punteggio ad essere pari. Si gioca a viso aperto, senza più timori reverenziali, senza pensare a quanto è forte l'avversario, ma, piuttosto, a quanto possiamo esserlo noi. E così arrivano le fiondate di Tevez e Pogba dal limite, una alta, l'altra tra le braccia del portiere blaugrana, mentre il Barca risponde con la percussione di Iniesta e il tocco per Suarez, anticipato da Buffon.
La Juve ci crede, insiste, però quando sembra vivere il suo miglior momento, ecco il contropiede di Messi, che salta Barzagli e spara un rasoterra velenoso. Buffon respinge, ma sui piedi di Suarez, che deve solo toccare nella porta sguarnita.
Il Barca arriverebbe anche al terzo gol dopo due soli minuti con Neymar, il cui colpo di testa sotto misura, prima di terminare in rete tocca però la mano e il signor Çakır annulla.
La Juve ci mette qualche minuto a riprendersi, poi arriva a sfiorare il pareggio con il colpo di testa di Pogba che colpisce la parte alta della rete. Allegri manda in campo Pereyra e Llorente al posto di Vidal e Morata, e nel finale, gioca il tutto per tutto, inserendo anche Coman per Evra.
Marchisio e Tevez scalda ancora i guantoni di ter Stegen con due sventole dalla distanza, ma ormai la gara è segnata e il contropiede che al settimo minuto di recupero, con tutta la Juve, in avanti porta Neymar a segnare il 3-1 definitivo è una punizione davvero immeritata.
Quello che rimane dell'ultima partita di una stagione così però, non può essere la sconfitta. A lasciare un ricordo migliore ci pensano i tifosi, che chiudono la serata tutti in piedi, ad applaudire una squadra straordinaria, che ha saputo superarsi, partita dopo partita, avversario dopo avversario. E che, continuando così, avrà occasione di rifarsi presto. Molto presto.