La Decima è nostra! L'abbiamo attesa vent'anni, ma ora che è arrivata, possiamo gridarlo: la Juve è la prima squadra a vincere per dieci volte la Coppa Italia. E farlo con uno scudetto già in tasca e con una finale di Champions all'orizzonte riempie ancora più di orgoglio.
Se l'è dovuta sudare la corazzata di Allegri, fino ai supplementari, fino all'ultimo respiro. Gliela regala un gol di Matri, che su questo trofeo ha lasciato un sigillo fondamentale, prima con la rete che ha aperto la rimonta a Firenze in semifinale e oggi con il gol che decide la sfida contro una Lazio tostissima.
E dire che la gara non inizia come peggio non potrebbe per i bianconeri, perché il primo pallone indirizzato verso la porta di Storari cambia già il risultato.
La Juve ci mette appena sette minuti a rispondere e anche il pareggio nasce da calcio piazzato. Questa volta è Pirlo a crossare, Evra fa da sponda per Chiellini che dal vertice dell'area piccola scarica il sinistro al volo sotto l'incrocio.
Un uno-due simile farebbe pensare a una gara con occasioni a raffica. In realtà di conclusioni verso le due porte non ne arrivano molte, perché le squadre sono attentissime a coprirsi e entrambe adottano un atteggiamento aggressivo nella metà campo avversaria, ma sono anche rapide a ripiegare quando la prima linea del pressing viene superata.
In avvio di ripresa la Lazio spinge di più, ma la Juve non si scompone e sono anzi i bianconeri a costruire una palla gol per Pogba. La gara è combattuta, è molto fisica, ma ben poco spettacolare. Si va supplementari.
Dopo quattro minuti la Lazio va vicinissima al raddoppio.
Le squadre dovrebbero essere stanche, ma in realtà la partita è più vivace ora che nei tempi regolamentari e la Juve risponde immediatamente con il colpo di testa di Matri, servito da Evra. L'inserimento è perfetto, ma la palla si perde sul fondo.
L'esultanza però è rimandata solo di qualche minuto: Pirlo pesca l'attaccante in area con un lancio millimetrico, nell'azione si inserisce Tevez, il cui tiro vine stoppato, ma Matri è rimasto in zona e piazza un destro che Berisha riesce solo a toccare.
Ora c'è da stringere i denti, perché la Lazio si butta in avanti alla ricerca del pareggio, ma si può anche colpire in contropiede.
L'Apache è l'emblema di questa Juve: lotta come un leone, recupera, difende palla, non molla un centimetro, va ancora a concludere quando mancano due minuti alla fine. La sua grinta, la sua fame sono le stessa dei compagni, mai sazi di vincere. Sono le stesse dei tifosi, che quando Orsato fischia la fine impazziscono di gioia per la Decima, ma già cantano
“Ce ne andiamo a Berlino”...