Barcellona, Bayern Monaco, Real Madrid. E Juventus. Come vuole la storia. La Signora è tra le prime quattro squadre d'Europa. È in semifinale di Champions League. E ci arriva con una partita di straordinaria maturità, perché il Monaco tenta il tutto per tutto, corre fino a quando le gambe e i polmoni lo consentono, ma Buffon, salvo qualche uscita, non deve certo fare gli straordinari. Merito di una prova di enorme carattere dei compagni, che hanno l'umiltà di lasciar sfogare gli avversari senza però concedere loro l'occasione non solo di riaprire i conti, ma neanche quella di caricarsi di ulteriore entusiasmo.
La velocità è una delle chiavi del match: quella degli attaccanti del Monaco, che la Juve cerca di limitare evitando di scoprirsi, e quella della manovra dei bianconeri, subito pronti a verticalizzare il gioco per gli scatti di Morata e Tevez.
L'attenzione di entrambe le squadre alla fase difensiva impone soluzioni alternative come i tiri dalla distanza di Kondogbia: potente e fuori misura il primo, centrale il secondo. Pericolosa anche la combinazione che porta Bernardo Silva a entrare in area e cercare il fondo, trovando la provvidenziale deviazione in angolo di Barzagli.
La partita offre duelli duri a centrocampo, tanta fisicità, ma poche emozioni. La più intensa del primo tempo arriva alla fine, quando Morata difende il pallone sulla tre quarti e riesce a servire Tevez, che arriva sino al limite e sfiora il palo con una sventola di destro.
Jardim sente la possibilità di centrare l'impresa e inizia la ripresa con Berbatov al posto di Toulalan e schierando la squadra con un 4-2-1-3 a trazione anteriore. I monegaschi aumentano la pressione e un disimpegno difettoso di Bonucci rischia di costare caro, Buffon ci mette una pezza e anticipa Berbatov.
Per un quarto d'ora abbondante il pallone è perennemente tra i piedi dei padroni di casa e la Juve fatica ad uscire dalla propria metà campo. Allegri cambia Morata con Llorente e pian piano i bianconeri escono dal guscio. Alla mezz'ora arriva il momento di Pereyra, in campo al posto di Vidal, ma la gara a questo punto ha già cambiato volto, anche perché il Monaco ha speso moltissimo e ora attacca con minor incisività. È anzi la Juve a tenere in mano il gioco e, soprattutto, a tenere gli avversari ben lontani da Buffon.
A un minuto dal novantesimo addirittura si potrebbe chiudere il discorso qualificazione, se la “maledetta” di Pirlo fosse solo qualche centimetro più bassa. Per festeggiare non si deve comunque aspettare ancora molto: i bianconeri amministrano partita e risultato fino alla fine. Ed entrano tra le prime quattro squadre d'Europa. Un obiettivo già straordinario, ma non un traguardo, perché, a questo punto, tutto è davvero possibile.