Due partite da vivere tutto d'un fiato, momento topico dell'annata più intensa della sua carriera in bianconero. Così Simone Pepe, ospite oggi a “Filo Diretto” sul canale ufficiale bianconero, descrive il momento che sta vivendo con la Juve. Una chiacchierata (come sempre) a 360 gradi: Simone, che già aveva animato il “Filo” qualche mese fa, ama chiacchierare davvero con i tifosi e le sue risposte non sono scontate.
«Non siamo arrivati mai così avanti in Champions League. Negli anni siamo cresciuti, siamo più maturi e ci stiamo giocando l’accesso le semifinali: può succedere qualunque cosa. Io dico che volere è potere e che noi siamo un gruppo unito e compatto», aggiunge il laterale.
Questo significa che si è autorizzati a pensare in grande? «I tifosi devono sognare, noi invece dobbiamo restare calmi e pensare a una partita per volta. E prima del ritorno di Monaco c’è l’appuntamento di sabato, assolutamente fondamentale. Dalla sfida contro la Lazio passa un bel pezzo di scudetto».
In molti considerano Pepe una delle anime dello spogliatoio: «Non sono l’unico, ci sono altri giocatori che rendono il gruppo solido. A me piace legare con tutti». Con tutti, certo, ma qualche amicizia particolare c’è, come quella con Vidal.
«Fui uno dei primi a entrare in confidenza con Arturo, fin dal primo giorno in ritiro a Villar Perosa. Inizialmente era timido, poi si è dimostrato un ragazzo simpatico e amante degli scherzi», aggiunge Simone.
Tornando alle questioni di campo, non va dimenticato l’altro obiettivo della squadra: la Coppa Italia. Un trofeo che i bianconeri vogliono e possono portare a casa: «Stiamo giocando con grande consapevolezza tutte le partite. Abbiamo la giusta intensità e voglia di vincere. Questa credo sarà la nostra arma anche in Coppa Italia. Ma prima lo ripeto, dobbiamo pensare a un obiettivo per volta. Dobbiamo vincere il Campionato, che è tutt’altro che deciso. Poi c’è la partita di Monaco. E poi vedremo, magari faremo spostare la finale di Coppa Italia…».
Uno dei segreti di Simone è senza dubbio il suo entusiasmo: «Ho iniziato a giocare a calcio a 5 anni e mi sono sempre divertito. Se mio figlio volesse seguire le mie orme e fare il calciatore sarei contentissimo, ma prima di tutto non gli farei nessun tipo di pressione. Se una persona gioca controvoglia non lo fa bene. Quando si è ragazzi ci si deve divertire, poi se può diventare un lavoro ci si dedica in un altro modo e ci si mette la testa. A me è successo così, dai 15 anni in poi».