La squadra in testa al campionato e da imbattuta. La scelta di Conte rivelatasi più che azzeccata. L’inserimento ottimale dei nuovi arrivi. L’esplosione di Marchisio. Il ritorno da grande protagonista di Buffon. Ci sono tanti motivi per essere soddisfatti in casa Juventus dopo la prima parte di stagione.
Qualche giorno di riposo per godersi il Natale in famiglia e poi sotto con nuovi impegni. Gennaio è il momento del ritorno in campo, ma anche e soprattutto della nuova finestra di mercato. Per Giuseppe Marotta si prospetta un altro periodo intenso. Intanto può sorridere per il lavoro svolto e fare il punto della situazione. In una lunga intervista pubblicata oggi sul quotidiano “Tuttosport”, in cui l’amministratore delegato e direttore generale sport tocca tantissimi temi. Ecco alcune delle sue risposte.
La situazione di oggi, tra presente e futuro. «Speravo che la Juventus facesse bene perché credevo in questo modello. Senza togliere nulla a chi c’era prima, con l’arrivo di Andrea Agnelli la scorsa stagione si è iniziato un nuovo ciclo, partito con la rivisitazione della struttura societaria che è cambiata completamente. Si è passati poi all’area tecnica con una rosa che è composta per l’80% da giocatori che tre anni fa non c’erano. Al termine di questo lavoro si erano creati i presupposti per fare bene. Detto ciò, da qui a immaginare che a Natale saremmo stati in testa… Dove possiamo arrivare? Con un allenatore come Conte, che sa benissimo cosa vuol dire Juventus e ha avuto la capacità di inculcare la cultura del lavoro giusta, le nostre prospettive ora sono altissime, non lo nascondiamo. Il primo obiettivo è l’Europa, ma puntiamo anche a qualcosina in più».
Scudetto? Non è un tabù. «Se entrate nello spogliatoio del nuovo stadio, ci sono i pannelli con tutti gli Scudetti, in sede li abbiamo ovunque. Lo Scudetto fa parte del nostro dna e speriamo di aggiungere altri pannelli nello spogliatoio, lo spazio c’è».
Che duello con il Milan. «Loro hanno un sistema societario radicato negli anni, consolidato da un ventennio, il che permette di operare secondo programmi a lunga scadenza. Hanno costruito una rosa e ora inseriscono pochi campioni alla volta. Quello a cui vorremmo arrivare noi. Nel calcio esistono i cicli, con la stabilità il Milan è riuscito a sfumare al meglio la transazione tra uno e l’altro».
Il mercato si avvicina. «Partiamo dal dire che questo è un gruppo vincente e sarebbe irrispettoso pensare a innesti rivoluzionari. Comunque ci affacceremo alla finestra di gennaio perché qualcosa potrebbe succedere. L’anno scorso abbiamo avuto il problema dell’infortunio di Quagliarella che ci ha preso in contropiede proprio a inizio gennaio. Quest’anno abbiamo avuto più tempo per programmare. Anche per il mercato di uscita, in cui bisogna definire soprattutto la posizione di Amauri».
Marchisio protagonista. «Preciso che non è mai stato in vendita. Claudio ha dalla sua un elevatissimo senso di appartenenza. È nato juventino, è tifoso juventino e poi è l’esempio del calciatore moderno, uno che può ricoprire più ruoli. Rappresenta il presente e il futuro della Juventus. Lui l’erede di Del Piero? Solo il tempo ci dirà se avrà lo stesso impatto a livello di immagine, ma i presupposti ci sono tutti. Del Piero, per altro, rappresenta ancoro il presente, non dimentichiamolo».
Buffon tornato Superman. «Il merito è gran parte di Gigi, il resto è del tecnico e dei suoi compagni. Il suo infortunio della scorsa stagione è stato atipico e delicato, ha toccato anche aspetti psicologici. Però da grande uomo è riuscito con la sua forza a ritrovare i giusti equilibri e tornare a essere il miglior portiere del mondo e un leader».
Conte, un top coach. «Negli ultimi trent’anni ci sono stati tecnici rivoluzionari e vincenti, come Mourinho o Sacchi, che non avevano esperienza da calciatore alle spalle. Conte assomiglia a loro due perché è un innovatore e propone un calcio moderno, per nulla tradizionalista. In più ha avuto maestri eccellenti e ogni tanto colgo elementi diversi che riconducono ai tecnici che ha avuto e da cui ha saputo insegnamenti vincenti, tattici e nella gestione del gruppo. Intendo gente come Capello e Lippi, ma anche Fascetti. Il grande merito di Antonio è di aver riportato quella “arroganza sportiva” che mancava dopo Calciopoli, quella consapevolezza profonda che devono avere i nostri giocatori il cui concetto è “siamo la Juve e dobbiamo vincere perché ce lo dice la nostra storia”. Lui lo conosce bene e l’ha trasmesso al gruppo».
Gli Oscar del mercato. «Pirlo è stato l’acquisto che ha suscitato maggiore entusiasmo. Per rapporto qualità-prezzo Barzagli è un colpo eccellente. L’estate scorsa ne sono arrivati di top player! Oltre a Pirlo, anche Vucinic lo è e Vidal era il secondo miglior giocatore della Bundesliga».
Messaggio per i tifosi bianconeri. «I tifosi stiano tranquilli. Anche per la prossima stagione allestiremo una rosa qualitativamente e quantitativamente elevata».