Il 18 dicembre 2011 è una giornata entrata tristemente nella storia della Repubblica Ceca. È scomparso Vaclav Havel, l’uomo che nel 1989 – durante quella che è passata alla storia come la Rivoluzione di Velluto - contribuì a far uscire l’allora Cecoslovacchia dal controllo del regime sovietico. Un primo passo verso la divisione del paese in due parti: la Slovacchia e la Repubblica Ceca, di cui è stato il primo storico Presidente.
Un grande uomo politico, nonché un drammaturgo e uno scrittore molto conosciuto. La notizia della sua scomparsa ha portato molta tristezza tra tutti i cechi. Quelli che vivono in patria, ma anche quelli che tengono in alto il nome della Repubblica Ceca all’estero. Come Pavel Nedved, per esempio.
La “Furia Ceca” ha ricordato con grande ammirazione la figura di Havel: «È un giorno triste per la Repubblica Ceca. Lui rappresentava la nostra libertà conquistata nel 1989, ne è stato il vero artefice. È stato il primo Presidente post-comunista. Per noi cechi è stato un mito e tutti gli volevamo bene».
A distanza di 22 anni, Nedved torna indietro nel tempo, ai fatti del 1989 che cambiarono la storia del suo paese e del suo popolo. «Allora avevo 17 anni e vivevo ancora a Pilsen. Andavo a scuola e, con i miei compagni, seguivo con attenzione i fatti di quei giorni. Si capiva che stava succedendo qualcosa di importante e infatti, grazie alla sua rivoluzione, Havel ci ha portato la libertà».
Nedved porterà sempre nel cuore un celebre incontro con Havel. Citato anche nella sua biografia uscita pochi mesi fa e ora ricordato a parole. «È successo nel 1996, quando la nostra Nazionale è arrivata seconda agli Europei. Lui allora ricopriva la carica di Presidente e venne a salutarci dopo la finale. Proprio come tutto il popolo ceco, era orgoglioso della squadra e ci abbracciò tutti. Per noi quel gesto significò molto, così come la sua presenza».