«Credo che il pensiero di tutti noi non sia indirizzato a obiettivi particolari, scudetto, Coppa Italia o Europa League. Dobbiamo concentrarci sul tornare ad essere Juventus sotto tutti i profili e arrivare a fine anno orgogliosi di quello che abbiamo fatto. Questo dev’essere il punto focale della nostra stagione». Parola del capitano: Alessandro Del Piero incontra i giornalisti nella sala stampa allestita nella sede dei vigili del fuoco di Pinzolo e detta la linea ai compagni. Massimo impegno e niente proclami, per quanto la voglia di vincere sia immutata: « Ho ancora amore e passione per questo sport, sto bene e poi sono una persona ambiziosa – spiega Alex - Pur senza dimenticare che il nostro obiettivo è tornare a essere la Juve, vorrei anche tornare a vincere qualcosa. È un percorso partito dalla serie B che vorrei completare».
Alex è carico e pronto a giocare le sue carte: «Come ha detto bene anche Del Neri se un giocatore merita, che abbia 18 anni o 36, se merita, deve giocare. Ho avuto sempre un comportamento all’interno dello spogliatoio ben preciso: massima disponibilità, massima apertura e voglia di far bene. La voglia di giocare poi è fondamentale per primeggiare. Il problema si pone quando un calciatore non vuole giocare, mentre invece, deve fare di tutto per impegnarsi e per proporsi».
A proposito del proprio futuro, Alex sottolinea: «È totalmente focalizzato su questa stagione, non ho particolari apprensioni riguardo al contratto e non c’è nessuna trattativa con altre squadre. Ho fatto pulizia nella mia mente per essere concentrato solo su quest’anno che è molto importante per la Juventus e per me e voglio interpretarlo in maniera ancor più maniacale rispetto al solito. In questi ultimi anni si è parlato e scritto molto di me. In molte occasioni vi ho stupito. Quest’anno deve essere diverso e voglio soprattutto stupire me stesso».
Dalla sala stampa arriva una proposta: che nei prossimi anni, quando smetterà di giocare, assuma un importante ruolo dirigenziale all’interno del calcio italiano, per risollevarne le sorti, emulando così un altro grande numero 10 della storia bianconera, Michel Platini, ora presidente dell’Uefa: « Il mio futuro dopo il calcio è ancora un grosso punto di domanda. Mi sento ancora un calciatore e per qualche anno lo sarò di sicuro. So bene che arriverà la fine, non mi sento “immortale”, ma al di là delle battute, questo punto di domanda verrà sciolto solo con il passare del tempo e la risposta dipenderà da come vivrò questi ultimi anni. Auguro a Platini, a livello internazionale, e a chi di dovere, a livello italiano, di migliorare il calcio. È un lavoro delicato e difficile che non può fare una sola persona, ma che dev’essere svolto insieme alle società, ai tifosi, al governo…».
Tornando al campo, in questi giorni si parla molto di un possibile dualismo con Diego: «Non c’è niente di male nel dire che il mister ci vede ricoprire più o meno lo stesso ruolo. Nel corso della stagione potranno magari arrivare altre soluzioni, ma non vedo dualismi».
A proposito di Del Neri: «Ha una storia importante, ha fatto bene in passato e mi auguro possa ripetersi qui. È concentrato per far sì che la stagione sia brillante. Le premesse sono ottime, poi i risultati a volte dettano i giudizi. Stiamo facendo una preparazione diversa rispetto agli altri anni, ma non ha senso dire se sia migliore o peggiore. L’importante è che sia interpretata nel modo giusto, con l’impegno necessario per migliorare. Stiamo lavorando bene, questo è sicuro».
Gli chiedono di Felipe Melo e di come crede possa essere il suo rientro a Torino: «Felipe ha avuto un’estate un po’ turbolenta. Mi fa piacere che ultimamente sia propositivo riguardo al prossimo anno e voglio sottolineare solo questo: la sua voglia di riscatto».
Il pensiero va quindi a Zaccheroni e alla sua esperienza in bianconero: «Quando ho salutato lui e il suo staff ho fatto loro un grande in bocca al lupo. Si è immerso anima e corpo nelle difficoltà, dando tutto, e spero che presto possa sedersi quanto prima su una panchina e fare bene»
Il discorso si sposta sulla Nazionale e sull’avventura Mondiale: «Non ho gufato, anche perché mi sentivo un Nazionale anch’io, visto che c’erano tanti compagni che hanno giocato e vinto con me, così come lo staff e tutto l’ambiente. Per me giocare in azzurro è sempre stato meraviglioso, l’ho sempre vissuto in maniera totale, nei momenti tristi, in quelli esaltanti e in quelli unici come il trionfo del 2006. Prandelli ha detto che sceglierà i migliori, dunque il mio obiettivo è fare bene, il resto verrà di conseguenza. Per Maradona ai Mondiali siamo mancati io e Totti? Mi fa molto piacere un attestato di stima del genere, espresso da un personaggio come lui, indiscutibile dal punto di vista calcistico».
Se le parole di Maradona gli hanno fatto piacere, c’è qualcosa negli anni che gli ha dato particolarmente fastidio? «Non mi voglio soffermare più di tanto sugli aspetti negativi - risponde il capitano - So di dividere la critica e devo essere aperto e accettarlo: So anche di avere un ruolo di responsabilità maggiore rispetto ad altri, che ho un percorso storico molto importante e un comportamento particolare, di cui vado orgoglioso. La prestazione finale viene determinata da tanti aspetti, tutti importanti: dal campo, dai gol, ma anche dal comportamento di tutti i giorni. Per questo a volte sono inaccettabili certe discussioni su di me e certe riflessioni dettate da motivi extracalcistici. La mia testa però non è focalizzata su quello, non ho onestamente il tempo di pensarci».
Infine, un commento sul sorteggio di Europa League che metterà di fronte alla Juventus gli irlandesi dello Sharmock Rovers o gli israeliani del Bnei Yehuda: «In effetti l’appuntamento è più vicino di quanto si pensi e dobbiamo iniziare a concentrarci su questa sfida. Non so se sia meglio andare al fresco dell’Irlanda o al caldo di Israele, ma so che dobbiamo assolutamente passare il turno».