«Chiederò ai giocatori di fare sette punti, se ne faremo sei andrà bene lo stesso…». Con una battuta di spirito, fatta per stemperare gli animi dopo una giornata non comune: Ciro Ferrara ha chiuso così la sua prima conferenza stampa da allenatore della prima squadra della Juventus.
Dopo aver contribuito a vincere sei Scudetti sul campo – a cui si aggiungono in due con il Napoli -, ora Ciro ha una nuova chance per scrivere un’altra pagina di storia della Juventus. A lui la missione di chiudere al meglio una stagione fattasi improvvisamente più complicata e di far entrare la squadra in Champions League, dalla porta principale.
Domenica prossima a Siena, quella successiva all’Olimpico con la Lazio. Due gare su una panchina diversa dalle altre: «E’ vero, forse sarà solo per due partite ma per me è un vero motivo d’orgoglio. Quando la società mi ha chiesto la disponibilità, ho subito accettato, per questo voglio ringraziare chi ha creduto in me. Non ho avuto nessun dubbio, non ho fatto domande e richieste alla società, mi sono messo a completa disposizione. Sono qui dal 1994, dal 2005 ho un incarico da dirigente, quindi sono unito a questa società da un attaccamento speciale, mi sentivo in dovere di dare il mio contributo, non ho paura di metterci la faccia in questo momento strano della storia del club».
Un lunedì di riflessione e la presentazione ufficiale alla stampa. Ma da domani si parte con il lavoro sul campo. In attesa di far conoscere la composizione dello staff che lo aiuterà in queste due settimane, Ferrara ha già le idee chiare sul lavoro da fare: «Non ci sarà tempo per lavorare sull’aspetto fisico, ma solo su quello psicologico. Bisognerà far capire ai giocatori il momento difficile che stiamo attraversando e puntare su orgoglio e motivazione. Sappiamo che ci va poco per superare un momento delicato, così come per peggiorare la situazione.
Cercherò di fare quello che so, nella consapevolezza di conoscere bene molti questi ragazzi».
Per due settimane, Ciro si troverà così a dirigere dalla panchina tanti suoi ex compagni di squadra. Alcuni dei quali lo hanno accompagnato per quasi tutta la sua ultima parte della carriera di calciatore: «Ho già dimenticato di essere stato un atleta, sono qui per essere giudicato per quanto farò sul campo, non per quanto di importante ho fatto in passato. So che molti sono stati miei compagni e con loro dovremo essere bravi a distinguere un rapporto di amicizia da quello allenatore-giocatore. Domani parlerò con tutti spiegando loro l’importanza di queste due partite che ci restano, usando le parole e i toni giusti. E soprattutto mettendo tanta intensità durante gli allenamenti. Per queste due settimane io e la società avremo bisogno di tutti, dei giocatori ma anche dei nostri tifosi».