Redazione Juventus DOC Del Piero E’ successo anche quest’ultima volta.
Italia – Germania, 15 novembre 2016. San Siro. Amichevole, sì, ma contro gli ‘odiati’ di sempre, i tedeschi.
Sul campo ci si scambiano sorrisi e si stringono le mani, ma sugli spalti un filo di tensione, un tacito desiderio di non sfigurare proprio contro loro, aleggiano sempre e comunque.
Insieme all’inciviltà di quei pochi che hanno fin troppo fiato per farsi sentire – dono che Madre Natura dispensa in maniera totalmente ceca e democratica.
Momento dell’inno tedesco. Partono i primi fischi. Ancora. Come a Bari, contro la Francia. Ci risiamo…
Ma poi ci pensa lui. Ancora. Alza i suoi guantoni, guarda severo le tribune del Meazza, in tutto e per tutto simile ad un padre che punisce silenziosamente un figlio ancora troppo immaturo e bizzoso, e comincia ad applaudire, la fascia al braccio. I compagni di squadra seguono il proprio capitano. I primi timidi applausi fioccano da punti remoti dello stadio, poi è uno scrosciare unico che sovrasta quei fischi anacronistici.
Come a Bari, così a Milano. Questo è solo l’ultimo gesto di cui si è reso protagonista Gianluigi Buffon, il capitano della Nazionale di Calcio Italiana.
Per età, per carriera, per carisma e leadership, simbolicamente, il capitano di tutta l’Italia sportiva di questi anni.
Gigi Buffon ha ancora una volta dato l’esempio.
Ed è forse l’unico, attualmente, che può avere l’autorevolezza storica per poterselo permettere.
Sì, perché non è il gesto dell’applauso in sé che ha reso più grande o più rispettabile Buffon: è Buffon che ha dato al suo applauso un significato. E’ Buffon che ha pagato il giusto valore di un semplicissimo gesto, almeno all’apparenza. E’ Buffon che ha avuto il coraggio di dire, ancora una volta, che non è questo quello che ci meritiamo, dando voce – o per meglio dire dando un suono, una nota acuta che sa tanto di dignità – a migliaia di italiani che ieri, oggi o domani si sono sentiti, si sentono o si sentiranno in imbarazzo, come minimo.
Il portiere dell’Italia ha ormai annunciato da tempo, in maniera più o meno ufficiale, il suo ritiro al termine dei Mondiali di Russia 2018. Che sarà, se tutto va bene, la sua quarta Coppa del Mondo.
Fra due anni Buffon avrà appena superato la soglia dei quarant’anni. 23 dei quali – adesso siamo a 21 – spesi per adempiere al ruolo di portiere professionista. Praticamente una vita. C’è chi è nato con Buffon tra i pali, chi ha mosso i primi passi, chi c’ha fatto la comunione e la cresima, chi si è preso il diploma prima e la laurea dopo, triennale, sì, ma fra poco anche magistrale.
21 anni fa, per la precisione il 19 novembre 1995, quel ragazzino dai capelli neri e dal cognome strano debuttava in Serie A, proprio a San Siro, tra i pali del Parma, contro il Milan. Finì 0-0. Lui fu il migliore in campo, costringendo i Rossoneri a racimolare un misero punto casalingo. Dopo di ché fu Juve e la storia recente la conosciamo tutti, fin troppo bene. Juventini e non juventini.
L’apice fu nel 2006, a Berlino. Da quella magica notte Gigi Buffon, pur rimanendo sempre il simbolo della squadra bianconera di Torino, è soprattutto l’emblema sportivo di quell’italianità invidiata e ricercata nel mondo. E’ l’icona figurativa di ciò che è strettamente e profondamente italiano.
La sua assenza sarà un vuoto difficilmente colmabile da 20 anni a questa parte. Ma ora non pensiamoci, da tifosi juventini non possiamo che augurarci di vederlo in un ruolo dirigenziale, ma prima di ciò dobbiamo ricordare che capitan Gigi è in attività, anzi in splendida attività considerate le sue prestazioni.
La Champions resta un sogno per lui e per tutti noi, il campionato è decisamente più alla portata visto il grande strapotere dell’ultimo quinquennio, ma occhio a sottovalutare gli avversari.
La sfida di domenica contro il Genoa sarà una prova importantissima per tenere alla larga Roma e Milan.
Buffon e compagni partono ovviamente con i favori del pronostico, il 2 bianconero è dato a 1.57, mentre l’1 dei rossoblu è a 6.00 (fonte quote Sky Bet Italia ), ma si tratterà di una trasferta complicatissima come accade ormai da diversi anni a questa parte.
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