Antonio Mucchio Brucia ancora la ferita aperta nella notte di giovedì allo Juventus Stadium.
Un’eliminazione meritata. Non tanto per quanto si è visto in campo (nell’arco dei 180 minuti la Juventus è stata nettamente superiore al Benfica) ma per tanti altri aspetti. Quello che hanno sottolineato come prima causa gli esperti dei siti di scommesse come questo è stata la gestione dell’andata in Portogallo:
grande pressappochismo, squadra troppo molle dopo l’1-1, non ha convinto l’azzardo di Antonio Conte di schierare un Vucinic titolare dopo quasi un anno di inattività, tantomeno il voler fare a tutti i costi turnover per difendere 8 punti di vantaggio in un campionato già scritto, matematica a parte.
In secondo luogo è un’eliminazione meritata perché in superiorità numerica e con lo stadio che ti spinge per oltre mezz’ora, non puoi permetterti di non segnare.
Ma la Juventus non ha segnato: troppa ansia da prestazione negli uomini chiave, ma allo stesso modo la stanchezza e le mille battaglie giocate quest’anno hanno impedito ai bianconeri di esprimere tutto il loro potenziale. Del resto quasi tutti i titolari avevano disputato gli inutili 90 minuti col Sassuolo tre giorni prima, emiliani tra l’altro falcidiati dalle assenze. A maggio, dopo una stagione satura di impegni, la paghi.
Ed era un rischio evitabile data la situazione di classifica in campionato ormai cementata.
L’impressione è che a questa semifinale di Europa League non sia stato dato il giusto peso dalla società. Il Benfica non è una neopromossa, il Benfica è una grande squadra che in Italia insidierebbe tranquillamente la Juve per lo Scudetto.
Conte al termine dell’incontro ha parlato del recupero troppo stringato e delle eccessive perdite di tempo: su questo ha ragione, ma dovrebbe fare un esame di riflessione e pensare che alcune scelte potevano essere fatte in modo diverso.
La speranza è che – come mettono in evidenza gli analisti di scommesse sul calcio Betfair - gli serva da lezione: è potenzialmente un grande allenatore, ma a volte risulta troppo schiavo della sua innata testardaggine.
Dispiace perché quasi tutti, in Europa, si aspettavano di veder trionfare la Juve nel proprio stadio, il 14 maggio. E sul piano tecnico i presupposti c’erano eccome: la Juventus è ormai una squadra di livello mondiale, con grandissimi giocatori. Sicuramente la miglior compagine dell’Europa League per distacco.
E’ mancata la mentalità vincente, è mancata la mentalità europea, quella che si costruisce negli anni.
In Champions, l’anno prossimo, servirà molto ma molto di più per accedere nella top 4. E magari anche un cambio di modulo: il 3-5-2, contro le grandi squadre, non paga praticamente mai.
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