Mario Angioni 15 giorni di passioni, gioie, pianti, delusioni. Un condensato di emozioni forti, uniche, contrapposte. L’Olimpiade è soprattutto questo, oltre al semplice e vigoroso gesto tecnico e atletico. L’Olimpiade è anche riscatto. Riscatto per quegli sport e quegli atleti sconosciuti e relegati in secondo e terzo piano dai mass media.Chi conosce il campione di canottaggio? Di tiro con l’arco o la carabina? Pattinaggio artistico o decathlon? Pochissimi, gli addetti ai lavori e qualche familiare. Eppure si allenano, s’impegnano forse più e meglio degli strapagati, viziati e coccolati giocatori di calcio. Sacrifici che, forse, daranno loro gloria e fama. Effimera. Dopo quei 15 giorni lentamente ma inesorabilmente ci dimenticheremo i loro nomi, le loro gesta. Spariranno nell’anonimato degli sport da trafiletto nella penultima pagina dei quotidiani sportivi.
Impiegati, insegnanti, operai, comuni lavoratori sono la maggior parte degli atleti olimpici. Il vincitore della gara che piange senza pudore e senza vergogna all’inno nazionale ci commuove e ci esalta. Perché lui, siamo noi. E’ anche la nostra rivincita. Capisci in quei momenti cos’è un Olimpiade. Perché quattro anni di duri e intensi allenamenti, di rinunce, di sacrifici diventano un bellissimo viaggio. Questo lungo percorso di preparazione incarna lo spirito Olimpico e i valori che De Coubertin volle esemplificare con la frase “l’importante è partecipare”. La semplice partecipazione del postino o della studentessa diventa anche un po’ nostra.
Anche il calcio, pur non avendo bisogno delle Olimpiadi come cassa di risonanza, è tra gli sport che ne fanno parte. Per conservare ancora un po’ di quello spirito dilettantistico, i componenti delle squadre devono essere degli under 23 più tre fuori quota.
La nostra nazionale ha staccato il pass per i giochi di Pechino. Confermati i giocatori che brillantemente hanno raggiunto il traguardo, ci sono da scegliere i tre fuori quota. Calciatori validi tecnicamente ma che simboleggino e siano da esempio di quei valori di lealtà, modestia e serietà che i giochi rappresentano.
Un nome su tutti: Alex Del Piero. Famoso e ricco, osannato e idolatrato in tutto il globo ma sempre il ragazzo della porta affianco. Mai un vezzo o un eccesso da divo viziato. Mai una polemica o una parola fuori luogo. Alessandro Del Piero è il più lampante esempio di come deve comportarsi, in campo e fuori, un’atleta. Lui è pochi altri; Maldini, Zola, J. Zanetti; ricevono stima e applausi universali. Portare Del Piero in Cina equivarrebbe ad offrire al mondo la faccia dell’Italia e degli italiani lavoratori caparbi e umili, testardi e semplici ma anche guasconi e simpatici.
Sarebbe il giusto portabandiera della nostra spedizione..