Il giorno dopo che a Napoli i legali di Moggi hanno portato in aula nuovi rilevanti elementi a difesa del proprio assistito e chiesto conto al colonnello Auricchio di diverse negligenze, o nefandezze, nel corso delle indagini, resta un senso di impotenza, frustrazione, orrore.
Nella culla del diritto, agli albori del ventunesimo secolo, è ancora possibile che chi deve essere integerrimo e fiscale nella conduzione di un’indagine, si lasci trasportare dal can can mediatico e dal sentimento popolare?
Fa quasi tenerezza rivedere i video dell’audizione dove il Colonnello Auricchio, incalzato dalle domande dell’avvocato Trofino, abbozza delle pseudo risposte. L’immagine è quella del bambino trovato con le mani nella marmellata.
Le indagine sono state condotte ed indirizzate solo verso una parte, la Juventus e Moggi. Lo stesso Auricchio ha più volte detto che prendeva le notizie dalla rosa di Milano. Come chiedere ai guelfi chi fossero i cattivi.
Lascia perciò interdetti il comportamento di chi dovrebbe essere superpartes e svolgere le indagini con il solo fine di accertare la verità ed invece cerca di brigare per ottenere 15 minuti di notorietà.
Non è tardi e il tempo, i luoghi e o modi per ristabilire la verità ci sono. Ci saranno altre sorprese, l’iter giudiziario è ancora lungo, magari il Colonnello Auricchio vorrà redimersi e, finalmente, raccontarci la genesi di Farsopoli.